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La città di Ascoli Piceno sorge su una collina ed è circondata da tre lati dai fiumi Tronto e Castellano. È il più importante mercato agricolo del Piceno ed è anche un centro industriale con setifici, cartiere, pastifici, fabbriche di concimi chimici, di laterizi e di ceramiche. Ascoli è stata sede di abili maiolicari sin dal Medioevo. Alla fine del `700 si ebbe il primo sviluppo industriale grazie all'intraprendenza di un monaco olivetano, l'abate Malaspina, che installò una fabbrica di maioliche nel Monastero di S. Angelo Magno. Altra tradizione importante della città è quella dei liutai. STORIA. Le popolazioni più antiche che hanno abitato Ascoli Piceno hanno lasciato tracce della loro presenza risalenti fino all'età paleolitica. Solo più tardi, dal Neolitico e dall'Età dei Metalli, le testimonianze diventano più significative ed attestano insediamenti stabili ad economia agricola e pastorale. Stando ad antiche leggende, Ascoli sarebbe stata fondata dal re pelasgo Aesis. Probabilmente il nome della città deriva dalla radice "as", significante insediamento urbano, reperibile in molte altre antiche città dell'area mediterranea. Secondo Festo, invece, il Piceno deve il suo nome ai Sabini, che, emigrati verso l'odierna Ascoli per celebrare la primavera sacra, una festività pagana, portarono come loro emblema il picchio, uccello sacro a Marte. Grazie alla sua posizione geografica tra i due fiumi, Tronto e Castellano, ed un torrente, il Chiaro, Ascoli venne via via assumendo una forte importanza. Nel 268 a.C., il Piceno entra nella zona d'influenza di Roma, mentre Ascoli riesce a conservare la sua indipendenza, diventando però civitas foederata. Divenne probabilmente un grande centro commerciale, Strabone infatti la definì "colonia Asculum Picenum nobilissima ora domiti hic Picentes et caput gentis Asculum". All'inizio del 91 a.C. scoppiò la guerra tra le genti italiche e Roma. Ascoli ebbe un ruolo importante: rivendicò in nome delle popolazioni italiche, la cittadinanza romana per compartecipare all'amministrazione ed alla direzione dell'Impero in condizione di parità. L'uccisione del proconsole romano e di tutti i suoi concittadini, entrati nel recinto della città per rimproverare gli Ascolani, rei di tramare qualcosa contro l'aristocrazia romana, segnò l'inizio delle ostilità tra Roma ed Ascoli. L'esercito con a capo Pompeo Strabone, partito dalla capitale per ridurre Ascoli all'obbedienza, fu inizialmente fermato dagli abitanti della città, ma dopo due anni e mezzo di assedio, Ascoli dovette cedere alla fortuna delle armi nemiche. Testimonianze del lungo assedio sono, ancora oggi, le ghiande missili di piombo che è possibile trovare nei campi più vicini alla città e specialmente lungo il letto del Castellano, spinti dalle piogge. I Romani vincitori non ebbero pietà dei vinti: molti capi vennero trucidati e gli abitanti mandati in esilio. Sotto Roma imperiale, Ascoli risorse più splendida che mai. Molti sono i monumenti romani, ben conservati e giunti sino ai nostri giorni: Porta Gemina, Ponte di Cecco, Ponte Augusteo sul Tronto, i resti del Teatro e dell'Anfiteatro, due antichi templi, ora inglobati nelle Chiese di San Gregorio e di San Venanzio. Non mancano neppure esempi di edilizia abitativa, venuti alla luce durante lavori di ristrutturazione al Palazzo di Giustizia ed al Palazzo dei Capitani. Famoso il rinvenimento del mosaico policromo con maschera centrale, ora conservato nel Museo Archeologico Statale. Sotto l'imperatore Antonino Pio, Asculum conobbe la prima persecuzione cristiana con tanti martiri, tra cui Santa Venera e Sant'Antimo.Con l'elezione del primo vescovo residenziale (301 d.C), Sant'Emidio, designato dal Papa Marcellino, la comunità cristiana picena godette di una ripresa notevole. La calata dei Barbari, portò Ascoli ad una decadenza economica ed intellettuale. La vita si ridusse ad una economia di sussistenza. La città riuscì a difendersi dai Visigoti di Alarico e di Ataulfo, ma cadde nelle mani dei Goti, guidati da Totila, che dopo aver occupato tutti i castelli della campagna, cinse d'assedio la città. Nel 553, dopo la sconfitta e l'uccisione di Totila e di Treia, la città passò all'esarcato di Ravenna e dentro le sue mura si stabilirono molti Greci, fino all'arrivo dei Longobardi, comandati da Faroaldo. Questi assediarono Ascoli da più parti e la saccheggiarono nel 578. Tra gli uomini votati alla difesa estrema della città si distinse l'eremita Agostino, il quale, lasciato l'eremo di San Marco, predicò la necessità di combattere e resistere fino all'ultimo uomo contro la marea longobarda, ma lui e i suoi uomini laceri, scalzi ed affamati dovettero alla fine soccombere. L'abitato venne dato alle fiamme per la seconda volta, e solo nel 593, con la regina Teodolinda si ebbe la ricostruzione della città e dei castelli. Gregorio Magno inoltre, grazie all'apertura di Teodolinda, riuscì a convertire tutta la corte longobarda, attenuando non solo il contrasto, ma anche l'avversione degli Ascolani verso il popolo barbaro. Successivamente Ascoli passò nelle mani del Ducato di Spoleto per oltre due secoli, pur senza seguirne sempre i destini e le volontà. Nel 774, il duca di Spoleto, Ildeprando, si assoggettò alla Chiesa. In segno di riconoscenza per tale gesto, papa Adriano reintegrò il duca nella sua carica alla condizione che si mettesse alle dipendenze di Carlo Magno, così poco a poco i duchi di Spoleto, divennero nient'altro che semplici funzionari della dinastia carolingia. Nel 789 il franco Guinigiso segnò la fine della dominazione longobarda e della sua influenza sulla città di Ascoli, che divenne, così, capoluogo di contea del Sacro Romano Impero, alle dipendenze di Carlo Magno. La città passò, in seguito nelle mani di vari vescovi-conti, il più importante dei quali fu Emmone. Egli riordinò Ascoli, e consapevole del duplice potere temporale e spirituale della sua carica, con saggia condotta fece di tutto perché le due funzioni rimassero separate, dando ai chierici certe mansioni ed ai laici altre a loro più consone. Le discordie interne vennero alimentate da un privilegio concesso da Urbano II nel 1091, che consentì al Capitolo ascolano il diritto di eleggere il proprio vescovo-conte, da ratificare poi con nomina papale. Ciò aumentò il potere ed il prestigio degli ecclesiastici, per questo motivo i laici preteso un'autorità che facesse da contraltare per un recupero di potere. Si costituì così una nutrita schiera di partigiani della corona imperiale, capeggiati da Argillano, il quale fomentò il malcontento dei concittadini fino a spingerli alla guerra civile. Le opposte fazioni si schierarono e la situazione precipitò in un bagno di sangue. Per risanare lo stato di anarchia e rovina, il vescovo-conte Stefano invitò i cittadini ad andare in Terra Santa per la liberazione del Santo Sepolcro . Così un gruppo di 1.400 uomini capeggiati dal condottiero Argillano, partì per Gerusalemme. Dopo la breve parentesi orientale, le lotte tra partigiani dell'Impero e del papa ripresero più violente che mai, pur con temporanei armistizi. Solo il vescovo Presbitero riuscì a sedare gli scontri, grazie all'aiuto dell'imperatore guelfo Lotario. La successione al trono del ghibellino Corrado III complicò la situazione, ma, ancora una volta, Presbitero fu in grado di dominare le parti contendenti, recandosi in Germania. L'imperatore lo nominò allora principe. Con il 1183, anno della morte del vescovo Gisone, Ascoli ebbe il suo primo podestà e la costituzione di un governo municipale come altre città italiane. Ebbe termine, così, il duplice potere, religioso e laico, dei vescovi-conti e si instaurò il regime comunale. Con l'assedio di Federico II, per ricondurre la città all'obbedienza dell'imperatore, Ascoli venne saccheggiata, tutto fu messo a fuoco e fiamme per più giorni, molte torri furono distrutte, i consoli vennero incatenati ed imprigionati, il vescovo bandito e il dinasta guelfo ucciso nell'eccidio. La vecchia contea fu trasformata in un forte stato comunale, legato alle sorti dell'imperatore. Questi, ben conscio che la posizione della città gli avrebbe offerto la possibilità di rapide incursioni strategiche verso qualunque obiettivo, le concesse il diritto di costruire il suo porto fortificato alle foci del Tronto, l'antico Castrum Truentinum, oggi insabbiato e distrutto dal tempo. Tale privilegio, accese il conflitto con la città di Fermo, il cui porto era stato costruito per concessione di Ottone IV. Scoppiarono, così, lunghe e funeste guerre tra le due città che durarono, con alterne vicende, fino alla prima metà del XVI sec. Con l'inizio del XIV sec. la città conobbe un buon ventennio di pace, interrotto nel 1323, quando i suoi abitanti, invasero tutto il territorio fermano, commettendo orribili saccheggi e azioni criminali. Nel 1348, gli Ascolani affidarono il comando delle proprie truppe a Galeotto Malatesta, signore di Rimini, il quale, malgrado qualche scacco iniziale, riuscì a battere i Fermani a San Severino. Questa vittoria consentì al Malatesta di arrogarsi i più alti poteri decisionali. Fece rafforzare tutte le rocche della città, spodestò i signori che lo avevano voluto in Ascoli e cercò di usurpare il potere comunale al fine di diventare signore assoluto. Galeotto venne messo in fuga e la città preservò la repubblica, sino all'arrivo di un altro signore, Francesco Sforza. Questi, eletto dal Pontefice Vicario della Marca, fissò la sua sede ad Ascoli e, per paura di congiure, la riempì di patiboli. La città instaurò buoni rapporti commerciali e politici con Venezia, Firenze, Roma, Genova, Napoli. Visse in pieno il rinnovamento culturale, umanistico e rinascimentale del tempo e numerose furono le opere urbanistiche realizzate in questi due secoli. Grazie ai Guelfi gli Ascolani riuscirono a liberarsi degli Sforza, e nel 1482 riottenero l'ordinamento repubblicano, seppur rimanendo sotto la sovranità pontificia. Una famiglia, quella dei Guiderocchi, venne sempre più acquisendo un potere dispotico sulla repubblica, finché un'insurrezione del popolo la costrinse all'esilio. Ai Guiderocchi seguirono i Malaspina, sotto i quali la città visse ancora un brutto periodo. Fu così che Paolo III decise di inviare ad Ascoli il commissario Angelini, per porre un freno alle guerre intestine. Ma il Cinquecento fu per la città uno dei periodi più tristi e lugubri della sua storia civile. L'elevazione al trono di Sisto V, di Montalto Marche, riportò un po' d'ordine nel governo e nell'amministrazione locale. Papa rude e forte, inviò in città il governatore Landriani che catturò e fece impiccare ottanta briganti. Agli inizi del XVII sec., Ascoli sperimentò una buona pace e divenne capoluogo di un'area esclusivamente agricola, esaurite tutte le spinte industriali, commerciali e politiche dei secoli precedenti. Ma molti nobili ascolani, mal sopportando la lunga pace e preferendo continuare le tradizioni belliche di famiglia, si misero al soldo di Venezia, Austria, Francia e Spagna. La città tuttavia non fu teatro di guerre, e vide solo qualche passaggio di truppe straniere. In seguito alla rivoluzione del 1789, Ascoli subì l'invasione delle truppe straniere come altre città italiane. Scoppiati i moti del 1797 a Roma, il Consiglio generale di Ascoli decretò, il 28 Febbraio 1798, di democratizzare il governo locale, dando parte uguale del potere decisionale ai nobili, ai dotti, ai mercanti, ai contadini ed istituendo la guardia civica. Ma, partito Napoleone dall'Italia, le monarchie europee riuscirono a reprimere le varie repubbliche, sorte qua e là. In Ascoli la sollevazione contro la rivoluzione fu generale ed a rafforzarla si aggiunse l'opera dei briganti. Nel 1808 Napoleone costituitì il Dipartimento del Tronto, riducendo ad unica provincia le città di Fermo, Camerino ed Ascoli. La città divenne così la parte più meridionale del Regno d'Italia, subordinata a Fermo. Caduto Napoleone I, autorità municipali e popolazione accolsero di buon grado la restaurazione del governo pontificio. Questa volta non ci furono né vendette né spargimenti di sangue, ma solo cambiamenti istituzionali: il diritto napoleonico venne sostituito da quello canonico o romano, e la guardia nazionale fu rimpiazzata da quella provinciale. La proclamazione della Repubblica Romana nel 1849 trovò in Ascoli forti simpatie ed adesioni. Furono mandati a Roma per l'Assemblea Costituente delle Città Libere d'Italia i deputati Vecchi e Tranquilli. Garibaldi, nel suo viaggio per Roma, passò da Ascoli e destò grossi entusiasmi tra la popolazione. Caduta Roma, arrivò quale commissario straordinario Felice Orsini, divenuto famoso più tardi per l'attentato a Napoleone III. Ascoli seguì con passione tutti i moti italiani che portarono all'indipendenza e alla libertà, e nel 1860, fatta l'Italia ad Ascoli venne restituita la primitiva dignità di centro del Piceno che il Regno Italico le aveva tolto, divenendo la città capoluogo di una nuova e grande provincia. ARTE. La città che mantiene pressoché intatta la sua antica immagine nell'intrico di strade lunghe e strette intervallate da piazze caratteristiche, vanta importanti testimonianze monumentali risalenti in particolare all'età romana e a quella medioevale. Il ponte di Solestà, al termine della suggestiva via omonima, varca il Tronto con un solo arco ed appartiene al primo periodo imperiale. Fanno da cornice a piazza del Popolo, una delle più belle piazze rinascimentali d'Italia, la chiesa di San Francesco, in stile gotico (XIII sec., portata a termine tra il XV e il XVI), una serie di abitazioni dell'inizio del Cinquecento, caratterizzate da un porticato continuo e coronamento a merli e il Palazzo del Popolo, di origine duecentesca ma modificato a partire dal 1520 da Cola dell'Amatrice e successivamente più volte rimaneggiato. Sede del Comune dal 1400 al 1564, l'edificio, con torre originaria e massiccio portale del 1549, ha un cortile rinascimentale a portico e logge. Tra le costruzioni romaniche degna di nota è S. Maria inter Vineas, una chiesa del secolo XIII, in parte ricostruita nel 1954. Nell'interno sono affreschi dei secoli XIII-XIV; in controfacciata è un monumento funebre del 1482, che nella volta ha figure forse di Pietro Alemanno, autore dell'Annunziata dipinta sullo stipite a destra dell'ingresso, il portale è in stile gotico. Meritevoli di attenzione sono anche la chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio, dell'XI sec. terminata nel '300 (la facciata incompiuta scompartita in riquadri è stata realizzata sulla base di uno schema architettonico tipico dell'Italia centrale) con cripta paleocristiana affrescata; la Casa Longobarda (XII sec.) affiancata dalla cosiddetta Torre Ercolani, esempio interessante di casa-torre medioevale; la chiesa di S. Pietro Martire (1332) con complesso absidale poligonale e spunti già gotici. Da visitare è anche il Duomo, dedicato a S. Emidio, martire cristiano e patrono della città, le cui reliquie sono custodite in un sarcofago romano nella cripta. Ricostruito alla fine del XV secolo su preesistenze alto-medioevali, con cinquecentesca facciata incompiuta, custodisce nell'interno, un grande polittico di Carlo Crivelli, raffigurante Madonna e Santi, firmato e datato 1473, considerato una delle sue opere più significative. Vicino al Duomo sorge il Battistero (XII sec.) a pianta ottagonale e loggia cieca nella parte superiore. La Pinacoteca, nata nel 1861 con la soppressione di ordini religiosi e arricchita in seguito con donazioni e acquisti, ha sede nel Palazzo comunale, nato dall'unione di due edifici medioevali, tra le varie opere, capolavori del Crivelli, di Cola dell'Amatrice, di Tiziano, B. Bellotto, G. Reni, oltre allo splendido Piviale ricamato di Nicolò IV (1280 circa). Un altro edificio di notevole interesse è il Palazzo Malaspina, costruzione del XVI sec. ottenuta con la fusione di edifici trecenteschi, e caratterizzata da un originale loggiato sulla facciata, sostenuto da fusti che imitano tronchi d'albero. Le sale al piano superiore ospitano la Galleria d'Arte contemporanea con opere rappresentative di correnti artistiche del '900 e una sezione dedicata ai lavori grafici di artisti italiani contemporanei. Alcune delle principali arterie della città antica, sono fiancheggiate da case medioevali e rinascimentali. La Torre Ercolani (secolo XI-XII), è la meglio conservata delle numerose torri gentilizie di Ascoli; a questa si appoggia il coevo palazzetto Longobardo. Degna di nota è anche la romana Porta Gemina (I secolo a.C.), per la quale entrava in città la Via Salaria; accanto alla porta è ancora visibile un tratto della cinta urbana risalente al III-II secolo a.C. La chiesa di S. Maria delle Grazie, le cui attuali forme sono dovute a un rifacimento del 1780, è conosciuta come santuario del SS. Crocifisso per un venerato Crocifisso ligneo della seconda metà del '500 custodito all'interno. LA PROVINCIA. La provincia di Ascoli Piceno (200.988 ab.; 2.087 kmq) occupa il territorio a Sud della regione, dai Monti Sibillini al mare Adriatico. Risorsa principale è l'agricoltura (cereali, ortaggi, viti, olive, frutta). Lungo la costa è diffusa la pesca. Caratteristica è la produzione artigianale di trecce e di cappelli di paglia. Fra i centri principali ricordiamo Acquasanta Terme, Fermo, Grottammare, Porto San Giorgio, San Benedetto del Tronto. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Piazza del Popolo e la cattedrale ad Ascoli Piceno Ascoli Piceno: Sant'Emidio alle Grotte Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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